martedì 29 ottobre 2013

'Dovessi morire domani..'


(Annotazioni)

Siamo in viaggio verso Greenfield con un carico di droga da svariate migliaia di dollari vicino al culo.
'Portati da leggere', ha detto Huck. E io mi sono portata il mio libro di chimica, quello dell'università, quello su cui c'ho speso notti insonni e svariati piantini classici da pre-esame.
In genere m'aiuta a pensare. Anzi, mi correggo: m'aiuta a non pensare.
Ma adesso no, adesso è tutto talmente un bordello che nemmeno le formule mi sembrano più tanto un porto sicuro.
E quello stronzo se ne sta in cambusa da non so quanto tempo, ormai, e m'ha lasciata qua a morire di stenti e di pensieri malati fatti ( in ordine crescente di disperazione) di:

- previsioni di un futuro in cui sono senza una gamba
- previsioni di un futuro in cui sono senza tutte e due le mani e mi hanno spaccato i denti davanti
- previsioni di un futuro in cui non ho più accesso al laboratorio
- previsioni di un futuro senza di lui a rompermi le scatole.

E questo è quanto.
No, non è vero, questo non è quanto proprio un bel niente, è che lo so che ho sbagliato. M'aveva chiesto una ed una sola cosa, ovvero di tenermi lontana dalla banda di Momic. E io che faccio? Accetto il suo appuntamento d'uscire a cena fuori. Non con tutta la banda, eh, io dico proprio con lui, Momic.
Che poi, non ho capito: perchè Momic? Non fa 'Black' di cognome?
Joe. Joe Black.
Joe Black che oggi ha fatto squillare il mio cortex pad svariate volte, prima di darmi una punta al Bazaar e presentarsi davanti a me con due ciambelle per mano ed un sorrisetto tronfio sulle labbra. Non sembra poi molto un criminale pluriomicida ricercato da questo pianeta e quell'altro, quando sorride a quel modo.
'Ok, oggi non morirò', ho pensato.
Ma poi ho dovuto farlo innervosire, gli ho sbroccato contro e s'è impermalosito tutto, tanto che per poco non mi mollava lì alla bancarella delle bombe a mano (o forse non erano propriamente bombe a mano, non so, di quegli aggeggini per ammazzare la gente non ci capisco nulla).
CHRIS PARKER.
Eccolo il nome da non nominare. Eccolo, puntuale come un orologio svizzero, il nome che ho pronunciato.
Non ne vuole sapere dei 300 dollari che gli ho proposto per non ucciderla (in realtà ho usato la parola 'bigliettoni' per fare la dura, ma non ha funzionato lo stesso. Ci vuole uno zero in più, dice, e io uno zero in più non ce l'ho.)
Non so bene cosa pensare.
Huck dice che è pericoloso, e io so che è pericoloso, è solo che..
non lo so. Non so niente, accidenti.
Volevo solo dimostrare a quello spostato, burbero, maledetto, infingardo, borioso, maleducato chimico che so cavarmela benissimo anche senza di lui e che no, non gli starò più appiccicata, giuro, promesso, e no, smetterò di fregargli il grembiule da lavoro solo per annusarlo come se fossi una stalker professionista e ancora no, smetterò di pronunciare il suo nome con chiunque, dovessi morire domani.

...

Ritratto un po' di cose. Il grembiule, in realtà, vorrei continuare ad annusarlo ancora finchè mi risulta possibile, diciamo fino a quando avrò ancora le narici attaccate al naso. Però per tutto il resto GIURO, PROMETTO, DOVESSI MORIRE DOMANI (ripetizione dovuta.)

Sento i suoi passi. Sta scendendo dalla maledettissima cambusa.

Ricorda, Zoe: DOVESSI MORIRE DOMANI.
MORIRE.
DOMANI.
MORIRE.


Fine delle comunicazioni.


( sulla stessa pagina, dopo poche ore, è tornata a scribacchiare qualcosa.)

'Questa è la tua ultima stronzata. Fanne un'altra e mi assicurerò personalmente che tu venga regalata a Momic'


Credo si sia arrabbiato di nuovo.

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