venerdì 8 novembre 2013

Cose da non fare.


Tra le cose da non fare mai più nella vita, la prima consiste nel non cercare a tutti i costi di fissare un appuntamento al buio a Kane Vyntra con ex compagne d'università.
Ok, lo ammetto. Jellery Goren non era propriamente un figurino, coi suoi novanta chili e passa distribuiti su 157 cm. E sì, ammetto pure che l'apparecchio avrebbe potuto levarselo, ed indossare qualcosa di più grazioso che non fosse una tenda dai colori improbabili in grado di provocare immediata cecità all'occhio destro. Ma accidenti, Kane avrebbe almeno potuto scambiarci due chiacchiere.
Invece no, s'è arrabbiato. E pure tanto, a giudicare da come gridava.
Ma che ti gridi, dico io, invece d'essere contento che hai una collega che pensa ad un tuo possibile futuro coniugale. Che poi Jellery Goren (anni 26), è una grandissima Biologa, e di barzellette ne conosce a iosa.
I denti ingialliti dal fumo sarebbero potuti passare in secondo piano, dopo il terzo bicchiere di whiskey, ma niente, la poverina non ce l'ha nemmeno avuta questa possibilità.
Delle volte credo che Kane Vyntra sia davvero un buzzurro troglodita.

Altra cosa da non fare: attraversare la strada di notte, sotto la pioggia, senza guardare prima a sinistra. Si rischia di morire, pare. Io però non sono morta, ringraziando il cielo, anche se ho fatto una deliziosissima conoscenza con il muso di un thor, e subito dopo sono andata a dare un bacetto all'asfalto dei sobborghi di Cap city. Un volo assurdo, sono ancora tutta dolorante.
La colpa in questo caso ammetto che è mia, ma a dirla tutta dopo che Saren -il guidatore- s'è mostrato a me come il più grande narcolettico della storia del 'Verse, qualche dubbio sulla sua colpevolezza inizio ad averla. Aveva una faccia talmente stralunata e pallida che sembrava gli avessero tirato fuori dalle vene metà del sangue, con un tubicino sottile sottile e affilato affilato.
Insomma, da che l'incidentata ero io, mi sono ritrovata a dovermi preoccupare per questo tizio probabilmente affetto dal disturbo di personalità schizoide, che mi dà uno strappo a casa e che mi fa rischiare la morte ogni due per tre, laddove 'ogni due per tre' coincide con la sua testa che se ne vola in avanti, ogni volta che lo acchiappa un colpo di sonno.
Indagare. Questo rischia sul serio di crepare nel giro di due giorni, specie se rimane alla guida del thor di cui sopra.

Altra cosa da non fare: rimanere ad aspettare il ritorno di Huck Haggerty seduta su una sedia. Perchè ci si finisce addormentati, su quella sedia. E poi s'addormentano pure le gambe, e ti ritrovi a sbavare e a zoppicargli dietro, per cercare di prendere il suo bagaglio.
E' tornato. E' tornato Huck, sono tornati i suoi stivaletti e la sua barba, e sono tornati anche i suoi modi burberi di cui avrei fatto volentieri a meno.
L'ho capito che ha messo una sorta di barriera tra me e lui, forse iniziavo ad essere pesantemente monomaniacale con i miei messaggi. Ma ero preoccupata, quello stava a Polaris, una pallottola in fronte se la poteva beccare facilmente. Figuriamoci, poi, con quel suo accento corer e con l'aria da scommettitore incallito.
Nella mia testa la scena ricorrente era più o meno questa:

Huck:  Ehi, ragazzi, chi ha le palle per un giro di poker?
Gentedipolarisacaso: Uccidiamolo. Malmeniamolo e strappiamogli i denti, li rivenderemo a qualche compratore interessato.

E giù a randellate.
Meno male e dico MENO MALE che lo striscione di benvenuto l'ho lasciato nel mio alloggio, ripensandoci a mente fredda inizio a presumere che non avrebbe gradito troppo. E' tornato.
L'ho già scritto, che è tornato? Beh, lo riscrivo. HUCK HAGGERTY E' TORNATO SULLO SKYPLEX.

P.S: e comunque, io i suoi denti me li sarei comprati volentieri.

martedì 5 novembre 2013


'We wish you a merry christmas,
We wish you a merry christmas,
We wish you a merry christmas,
and a happy new year'


La sveglia.
Era assurdo che avesse una canzoncina di natale come sveglia. Ma era ancor più assurdo che tenesse una sveglia anche lì sullo skyplex, dove il giorno non esisteva, la notte nemmeno, tutto viaggiava su una condizione di tempo abbastanza instabile e soggettiva.
Forse è per questo che aveva sistemato la sveglietta old style sul suo comodino, e l'aveva lasciata puntata alla stessa, identica, precisa, specifica ora in cui s'è sempre alzata, da ventisei anni a questa parte. Le 5.57 del mattino.
I tre minuti prima delle 6.00 erano quelli che le servivano per aprire gli occhi, fissare il soffitto e illudersi di avere ancora tempo per riposare.Che ragazza fortunata ad avere ben tre preziosi minuti, ancora.
E in genere schizzava via dal letto senza lamentarsi, senza borbottare o inveire o imprecare contro il Santo Natale. I tre minuti del buonumore preventivo, li chiamava.
Ma quel giorno no. Quel giorno la sveglia ha continuato a suonare.

'Glad tiding we bring
To you and your kin:
Glad tidinas for Christmas
and a happy new...'


'FANCULO!'

Con la voce ancora arrochita dall'alcol e una manata, ha mandato a farsi benedire la sveglia, il natale, la canzoncina e pure le 6.00 del mattino.
Ha alzato la testa arruffata e sconvolta e ha guardato il cadavere di quel cimelio a terra, spaccato in tre pezzi precisi. Tre, come i minuti di 'riserva' prima di cominciare la giornata. Tre, come le imprecazioni che stava masticando a mezza voce, con aria rancorosa ed un'occhiata davvero brutale, verso la sua ormai ex sveglia.
Era strano. Era come se un senso di liberazione le s'inerpicasse lungo la colonna vertebrale, risalendo fino alla testa. L'omicidio della sveglia le ha strappato un sorriso sottile, quasi efferato. Si è rigirata di schiena, a braccia aperte, e lo sguardo assonnato e lucido rivolto sopra di sè, ancora con quell'assurdo sorriso sulle labbra. Stava cercando di capire quand'era stata l'ultima volta ad aver provato quel sottile, misterioso senso di liberazione dall'ansia costante che l'attanagliava, ma non riusciva a capire, non riusciva a ragionare.
La Tequila. Forse la Tequila della sera precedente, o le chiacchiere con la dottoressa Moriarty?
No. C'era sicuramente dell'altro, quella sensazione lei l'aveva provata poche ore prima.
Lo sapeva, ce l'aveva proprio sulla punta della lingua.

'Dovere. Potere. Dovere e Potere. Parli solo di questo.
Pensi mai a quello che vorresti, Zoe?'


Il ricordo delle parole di Joe Black le ha fatto spalancare gli occhi all'improvviso, e trattenere di colpo il respiro, come un pugno in faccia che non t'aspetti. La percezione netta di aver combinato un casino la stava aggredendo senza possibilità d'appello, perchè dalle parole era passata a ricordare i fatti.
E nei fatti, per qualche assurda ragione s'era ritrovata con le labbra incollate a quelle del Pirata.

S'è presa giusto quei cinque, sei secondi di tempo per vergognarsi come una ladra, con tanto di mani in faccia. E poi dalla vergogna è passata al dubbio d'essersi immaginata tutto, e dal dubbio alla possibilità che fosse stata un'allucinazione dovuta all'alcol, e poi alla certezza che no, sicuro, la procedura del 'bordello irreversibile' l'aveva avviata esattamente qualche ora prima, alcol o non alcol, l'aveva fatta davvero grossa.
Saltare giù dal letto con l'urgenza a farle traballare le gambe nude è stato il passo successivo.
Poi s'è fermata.
Gambe nude.
Nude?
Se l'è guardata stranita: era in mutande. Mutande ridicole, peraltro, rosa di quel rosa che nemmeno le tredicenni al campo scout. E la camicetta mezza slacciata che aveva indossato la sera prima.
Ha dato un'occhiata stralunata allo specchio, passando una mano tra i capelli sconvolti.
Mutande e camicia. Non ci poteva credere, aveva dormito in mutande e camicia.
La cosa era quasi più sconvolgente del ricordo di Joe Black e del suo braccio piazzato dietro la sua schiena.

'Oddio. Oddio, salvami, oddio, salvami o uccidimi o apri una voragine e buttamici dentro.'

Parlava con un ipotetico dio, ma aveva già messo mano al cortex pad al suo polso.
Huck. Doveva avvertire Huck, di corsa, e Huck avrebbe avvertito Bill, e Bill avrebbe..
Ha alzato la testa, fissato la parete con gli occhi sgranati e le labbra mezze schiuse.
Cos'avrebbe fatto? Non lo sapeva pure lei.
E poi, Huck se ne stava nella sua maledettissima 'vacanza premio', perchè mai lei avrebbe dovuto spifferare tutto?
Giustificazioni su giustificazioni che s'accavallavano in una mente confusa dai postumi di una sbronza colossale, e dalla paranoia, soprattutto la paranoia.
S'è ritrovata seduta sul letto, a lisciarsi stupidamente la propria camicetta bianca sgualcita, mentre ancora fissava il muro come se fosse il soggetto più interessante esistente nel 'Verse.

'Un'ultima stronzata, e con me hai chiuso.'Le aveva detto il chimico.
E la stronzata l'aveva fatta, effettivamente.
L'accendersi del cortex pad, seguito a ruota dal 'bip' di un messaggio in arrivo, era chiaramente il segnale che no, però: non sarebbe stata l'ultima.

lunedì 4 novembre 2013

I pesci sono terapeutici.


Me ne sono scappata all'acquario, che i pesci sono terapeutici, dicono.
Terapeutici.
Sono appena tornata dalla consegna di un carico di droga dove per poco non me la sono fatta sotto, Huck è in 'vacanza premio' e chissà quando torna, Kane mi sta appiccicato al culo da giorni e ho la sincera, terribile, tremenda paura che possa accostarsi alla porta del bagno mentre faccio pipì, e allora mi si blocca proprio la pipì, che se avverto la presenza di qualcuno lì fuori, o anche il solo pensiero..oddio, mi sono persa.
Insomma: non riesco a fare pipì decentemente, Luis Collins sembra avercela a morte con me, oggi non so bene cosa ha blaterato, Tali ha preso le mie difese ma non ha mancato di ricordarmi il bordello che ho fatto (io? fatto, io?) per via di Joe Black e la sua maledettissima banda. E che altro?
Ah, sì, l'ultimo messaggio dello stesso Joe mi indicava chiaramente come 'grandissima testa di PENE' (non ha usato la parola pene, ma credo sia più elegante) e mi ha detto che si sarebbe sfogato contro qualcun altro.
Ho il sospetto che possa aver messo sul serio le mani su Chris Parker, ma sono così vigliacchetta nell'animo che ho paura anche solo di informarmi.

E IN TUTTO QUESTO, I PESCI SAREBBERO TERAPEUTICI PER COSA?!
No, fottuto manuale di 'come non tenere la mente sotto stress', dimmi per quale motivo i pesci dovrebbero essere terapeutici.

Forse devo smettere di comprare manuali per tutto.
Il manuale sul primo appuntamento m'è servito ad avere un due di picche scaraventatomi in faccia come un velociraptor, il manuale su come fare amicizia mi ha fatta ritrovare con la mia unica amica in cella, io nei guai seri, un Pirata che m'invita a cena e minacce varie ed eventuali.
Ora questo coso per evitare di tenere la mente sotto stress dice di frequentare gli acquari, che i pesci sono terapeutici (continuo a scriverlo, che magari funziona.)
Invece io, qua davanti, faccia a faccia con lo squaletto probabilmente modificato geneticamente, a giudicare dagli occhi azzurri che ha, che pare più un alieno che altro, dico.. qua davanti mi rendo conto che certe volte mi ci sento io, dietro ad un vetro, immersa nell'acqua.
Mi ci sento io, come un pesce ben addomesticato, abituato a spazi piccoli, abituato a boccheggiare, abituato al silenzio ingombrante e alle luci poco naturali di un acquario.
Mi ci sento io, sotto una campana di vetro. Campana di vetro. Quando Huck m'ha detto che prima o poi avrei trovato il modo di spaccarla, non ci ho dato troppo peso.
Adesso mi rendo conto, in special modo per via della sua stupida, maledetta assenza, che probabilmente mi sono avvicinata a lui perchè la mia campana non sarebbe in grado di spaccarla, o semplicemente non vorrebbe mai farlo.
E' che non lo vorrei nemmeno io, in fondo in fondo.

Le campane di vetro, come si suol dire, sono terapeutiche.