martedì 5 novembre 2013


'We wish you a merry christmas,
We wish you a merry christmas,
We wish you a merry christmas,
and a happy new year'


La sveglia.
Era assurdo che avesse una canzoncina di natale come sveglia. Ma era ancor più assurdo che tenesse una sveglia anche lì sullo skyplex, dove il giorno non esisteva, la notte nemmeno, tutto viaggiava su una condizione di tempo abbastanza instabile e soggettiva.
Forse è per questo che aveva sistemato la sveglietta old style sul suo comodino, e l'aveva lasciata puntata alla stessa, identica, precisa, specifica ora in cui s'è sempre alzata, da ventisei anni a questa parte. Le 5.57 del mattino.
I tre minuti prima delle 6.00 erano quelli che le servivano per aprire gli occhi, fissare il soffitto e illudersi di avere ancora tempo per riposare.Che ragazza fortunata ad avere ben tre preziosi minuti, ancora.
E in genere schizzava via dal letto senza lamentarsi, senza borbottare o inveire o imprecare contro il Santo Natale. I tre minuti del buonumore preventivo, li chiamava.
Ma quel giorno no. Quel giorno la sveglia ha continuato a suonare.

'Glad tiding we bring
To you and your kin:
Glad tidinas for Christmas
and a happy new...'


'FANCULO!'

Con la voce ancora arrochita dall'alcol e una manata, ha mandato a farsi benedire la sveglia, il natale, la canzoncina e pure le 6.00 del mattino.
Ha alzato la testa arruffata e sconvolta e ha guardato il cadavere di quel cimelio a terra, spaccato in tre pezzi precisi. Tre, come i minuti di 'riserva' prima di cominciare la giornata. Tre, come le imprecazioni che stava masticando a mezza voce, con aria rancorosa ed un'occhiata davvero brutale, verso la sua ormai ex sveglia.
Era strano. Era come se un senso di liberazione le s'inerpicasse lungo la colonna vertebrale, risalendo fino alla testa. L'omicidio della sveglia le ha strappato un sorriso sottile, quasi efferato. Si è rigirata di schiena, a braccia aperte, e lo sguardo assonnato e lucido rivolto sopra di sè, ancora con quell'assurdo sorriso sulle labbra. Stava cercando di capire quand'era stata l'ultima volta ad aver provato quel sottile, misterioso senso di liberazione dall'ansia costante che l'attanagliava, ma non riusciva a capire, non riusciva a ragionare.
La Tequila. Forse la Tequila della sera precedente, o le chiacchiere con la dottoressa Moriarty?
No. C'era sicuramente dell'altro, quella sensazione lei l'aveva provata poche ore prima.
Lo sapeva, ce l'aveva proprio sulla punta della lingua.

'Dovere. Potere. Dovere e Potere. Parli solo di questo.
Pensi mai a quello che vorresti, Zoe?'


Il ricordo delle parole di Joe Black le ha fatto spalancare gli occhi all'improvviso, e trattenere di colpo il respiro, come un pugno in faccia che non t'aspetti. La percezione netta di aver combinato un casino la stava aggredendo senza possibilità d'appello, perchè dalle parole era passata a ricordare i fatti.
E nei fatti, per qualche assurda ragione s'era ritrovata con le labbra incollate a quelle del Pirata.

S'è presa giusto quei cinque, sei secondi di tempo per vergognarsi come una ladra, con tanto di mani in faccia. E poi dalla vergogna è passata al dubbio d'essersi immaginata tutto, e dal dubbio alla possibilità che fosse stata un'allucinazione dovuta all'alcol, e poi alla certezza che no, sicuro, la procedura del 'bordello irreversibile' l'aveva avviata esattamente qualche ora prima, alcol o non alcol, l'aveva fatta davvero grossa.
Saltare giù dal letto con l'urgenza a farle traballare le gambe nude è stato il passo successivo.
Poi s'è fermata.
Gambe nude.
Nude?
Se l'è guardata stranita: era in mutande. Mutande ridicole, peraltro, rosa di quel rosa che nemmeno le tredicenni al campo scout. E la camicetta mezza slacciata che aveva indossato la sera prima.
Ha dato un'occhiata stralunata allo specchio, passando una mano tra i capelli sconvolti.
Mutande e camicia. Non ci poteva credere, aveva dormito in mutande e camicia.
La cosa era quasi più sconvolgente del ricordo di Joe Black e del suo braccio piazzato dietro la sua schiena.

'Oddio. Oddio, salvami, oddio, salvami o uccidimi o apri una voragine e buttamici dentro.'

Parlava con un ipotetico dio, ma aveva già messo mano al cortex pad al suo polso.
Huck. Doveva avvertire Huck, di corsa, e Huck avrebbe avvertito Bill, e Bill avrebbe..
Ha alzato la testa, fissato la parete con gli occhi sgranati e le labbra mezze schiuse.
Cos'avrebbe fatto? Non lo sapeva pure lei.
E poi, Huck se ne stava nella sua maledettissima 'vacanza premio', perchè mai lei avrebbe dovuto spifferare tutto?
Giustificazioni su giustificazioni che s'accavallavano in una mente confusa dai postumi di una sbronza colossale, e dalla paranoia, soprattutto la paranoia.
S'è ritrovata seduta sul letto, a lisciarsi stupidamente la propria camicetta bianca sgualcita, mentre ancora fissava il muro come se fosse il soggetto più interessante esistente nel 'Verse.

'Un'ultima stronzata, e con me hai chiuso.'Le aveva detto il chimico.
E la stronzata l'aveva fatta, effettivamente.
L'accendersi del cortex pad, seguito a ruota dal 'bip' di un messaggio in arrivo, era chiaramente il segnale che no, però: non sarebbe stata l'ultima.

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